Fonte: Est Area - Cittadini & Salute
Ci vorranno 20 mesi lavori e 15 milioni di euro per la realizzazione del nuovo Casello autostradale di Guidonia, sulla bretella Fiano Romano-San Cesareo.
I cantieri, partiranno all’altezza dell’ottavo chilometro di via di Casal Bianco, ex statale 48 (zona Inviolata) già martedì prossimo, giorno successivo alla posa della prima pietra prevista per lunedì 15 febbraio, ore 11.00, nel corso di una cerimonia alla quale prenderanno parte, oltre alle autorità locali, il vice commissario europeo con delega alle Attività produttive Antonio Tajani, il senatore, quota Pdl, Angelo Maria Cicolani.
Il progetto del Casello autostradale parte da lontano, dal 2004. Quando, racconta il sindaco di Guidonia Montecelio Eligio Rubeis, all’epoca assessore ai Lavori Pubblici nel medesimo Comune, facemmo pressioni in Regione per vedere stanziate le prime somme. Ricordo - spiega - che tutto cominciò con un emendamento alla finanziaria regionale approvato dal Consiglio, maggioranza di centrodestra, proprio nel 2004.
Guidonia aveva bisogno di prevedere un grande collegamento strategico di risposta a mobilità e sviluppo economico. Così, siamo andati avanti in questi anni, ce ne sono voluti sei per i pareri, i project financing, gli stanziamenti.
Ora, questa opera fondamentale per l’Asse tiburtino, comincerà a vedere la luce, e destino ha voluto fossi io il sindaco. Il Casello di Guidonia, va ricordato, fa parte dei tre grandi interventi programmati nel Lazio da parte di Società Autostrade, sulla Fiano-Settebagni, a Ferentino (Frosinone).
Nel quadrante Est della capitale, l’opera si va ad aggiungere al progetto già operativo dello snodo di Ponte Lucano, svincoli, nuove rotatorie tra la Tiburtina e la Maremmana, all’avvio, a metà aprile, dei lavori per il raddoppio della ferrovia nella tratta Guidonia-Lunghezza, con realizzazione della Stazione di Colle Fiorito, all’allargamento già predisposto fino a quattro corsie della ex statale Tiburtina al quartiere di Setteville di Guidonia, investimenti senza precedenti - conclude Rubeis - destinati a cambiare per sempre la mobilità dell’area.
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