Fonte: Est Area - Cittadini & Salute
Guidonia inaugura il monumento col sindaco, autorità dello Stato e tanti cittadini
A cura di: Federica Sciaratta
Un tricolore di quaranta metri. Lo ha realizzato con le sue mani e un lavoro paziente durato sei mesi Adelaide D’Eliseo, Cavaliere del Lavoro, ma soprattutto volontaria della Croce Blu.
Non solo per rispondere ai dettami della legge istitutrice della Giornata in ricordo delle vittime del terrorismo interno e internazionale il motivo per cui l’9 maggio il sindaco di Guidonia ha voluto commemorare i caduti di Nassiriya col massimo del rilievo istituzionale.
Guidonia nel suo codice genetico ha l’identità militare dell’aeronautica e immediatamente all’attentato terroristico la risposta con una mozione da parte del Consiglio comunale fu tra le prime ad essere votata in Italia.
La partecipazione di cittadini e di autorità ha dato prova di come il sentimento patrio sia una corda molto tesa nella sensibilità civile della Città dell’Aria. La celebrazione solenne della strage in Iraq del 12 novembre 2003 dove sono morti 28 persone, militari e civili, 19 di nazionalità italiana e 9 irachena è ancora avvertita come una ferita. La Pinetina di via Roma è stata così titolata alla memoria dei caduti di Nassiriya.
Coincidenza commemorativa anche con la ricorrenza della morte di Aldo Moro che è stato ricordato nei pronunciamenti delle autorità intervenute: il Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il Senatore Angelo Maria Cicolani, i vertici regionali e provinciali dell’Arma dei Carabinieri, il generale di Corpo d’Armata Domenico Rossi, comandante militare della capitale, le massime autorità civili e religiose, e i familiari delle vittime - Un appuntamento solenne dove la Città ha voluto dare dimostrazione di esserci.
“Questo omaggio - ha detto Polverini nel corso del suo intervento - non vuole e non può essere soltanto un atto rivolto al passato, ma deve rappresentare il fondamento più saldo su cui costruire il nostro futuro”. “Una testimonianza, quella di oggi, di quanto gli italiani abbiano dato e stiano dando per la concordia internazionale tra i popoli, ma soprattutto quanto il popolo italiano sia vicino al significato di questo grande sforzo che a Nassiryia ha pagato col sangue dei propri ragazzi, il ruolo importante dell’Italia nel mondo” - le parole di Angelo Maria Cicolani.
“La nostra città ha voluto dire fortemente quanto senta vicino l’impegno dello Stato nel lavoro attento e paziente di tessitura nella pace - Ha detto il sindaco Eligio Rubeis - Questi ragazzi non sono morti invano, l’Italia e il suo impegno sono al primo posto nell’abbattimento di ogni integralismo che provoca morte”.
Il monumento è stato consacrato da Padre Giulio Cerchietti Cappellano militare dell'Aeroporto di Guidonia. Nel corso della cerimonia si sono esibiti La Fanfara dei carabinieri e il reggimento dei carabinieri a cavallo.
Cenni storici La strage - 12 novembre 2003. Un camion cisterna con esplosivo scoppia davanti alla base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri. L'esplosione del deposito munizioni della base è violento. Il carabiniere Andrea Filippa riesce a non determinare l’esplosione con all'interno della caserma ma sul cancello di entrata. Ben diversa sarebbe stata la strage, altrimenti. Le due inchieste - La prima avviata dalle autorità militari vuole scoprire se è stato fatto tutto il necessario per prevenire gli attacchi. La seconda, aperta dalla procura di Roma, vuole trovare gli autori del gesto. Il procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per due generali dell'esercito ed un colonnello dei Carabinieri per il reato previsto dall'art. 98 del codice penale militare di guerra: omissione di provvedimenti per la difesa militare. I 28 Morti - 19 italiani e 9 iracheni. Cadono nella strage i carabinieri Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregasi, Daniele Ghigne, Horatio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone. I militari: Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci. I civili: Marco Beci, cooperatore internazionale e Stefano Rolla, regista.
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