Clientelismo, spese folli e assunzioni facili. Questi i cavalli di battaglia con cui il gruppo dei sette, al secolo Mario Valeri, Maurizio Neri, Michele Bianco, Giuseppe Nardecchia, Alberto Morelli, Marianna De Maio e Mirko Benetti ha sferrato l’attacco finale alle segrete stanze di Palazzo Matteotti/Guidoni. La crisi in realtà dura da un pò Vuoi la gestione un po’ troppo poco collegiale, per utilizzare un eufemismo, della triade costituita da Eligio Rubeis, Stefano Sassano e Marco Bertucci, vuoi perché sulla nomina del vice capogruppo la quadra non è mai arrivata, il gruppo dei sette di fatto non ha trovato soddisfazione e nella mattinata di giovedì sotto le finestre di Rubeis già tirava vento di tempesta. Vento che ben presto ha preso le connotazioni di un tornado vero e proprio arrivato per mail nel primo pomeriggio: “Basta al clientelismo, alle spese folli e alle assunzioni facili” Rubeis è ostaggio di una lobby minoritaria interna alla maggioranza che pensa di gestire il potere e l’amministrazione comunale come una propria azienda dettando linee e strategie non in nome del bene comune ma solo ed esclusivamente dei propri interessi politici”. Parole che non sono piaciute al sindaco, sebbene il gruppo abbia confermato e ribadito più volte la vicinanza e il sostegno al primo cittadino. Secca la riposta arrivata poco dopo dalle sue stanze: “Durante questi primi 12 mesi di mandato, mai si sono verificate le circostanze che denunciano dichiara Rubeis Personalmente, rendendone sempre partecipe l’intera maggioranza, ho voluto garantire il trasparente e corretto svolgimento dell’azione amministrativa. Per questa ragione, tali affermazioni, mi lasciano sconcertato, fino a spingermi alla convinzione che qualcosa nell’armoniosità del gruppo si sia spezzata”. Più giù ribadisce la collegialità delle scelte prese finora e il riconoscimento del “peso” politico del gruppo in giunta che però non ci sta. Nella tarda serata di giovedì la questione è arrivata sul tavolo di una maggioranza oggi fortemente debilitata. I leit motiv dei sette, in fondo, noi li conosciamo piuttosto bene: sono quelli di cui abbiamo parlato sulle colonne di questo giornale. Dalle spese folli per fiori e gonfaloni ai concorsi contestati, passando per le sforbiciate ai servizi di base a fronte di investimenti, a nostro avviso, meno necessari. Ora la palla passa alla politica e all’arte nobile del ricucire dove è possibile e se è possibile. Con l’augurio che le scosse servano davvero a cambiare le cose.
Fonte DentroMagazine Anna Laura Consalvi
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