Fonte: Cittadini & Salute
Passaggio di competenze e funzioni in materia di gestione dei beni dello Stato, dallo Stato stesso alle Regioni.
In queste poche parole c’è il sunto di quello che è il federalismo demaniale, costituente un fenomeno accessorio della grande riforma di federalismo fiscale voluta dal Governo,ma anche previsto in Italia dall'art. 119 della Costituzione e quindi recentemente attuato mediante la legge 5 maggio 2009, n. 42, recante “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione”.
In buona sostanza, la proprietà e la gestione di aree che sono appartenute all’Agenzia per Demanio (isole, spiagge, porti, fari, ville, palazzi ecc.) passa alla gestione diretta della Regione dov’esse si trovano.
Quindi abbiamo il trasferimento di competenze dell’Archivio di Stato di Trieste alla Regione Friuli Venezia Giulia, degli isolotti di Caprera alla Regione Sardegna, dell’area del mercato romano di Porta Portese e l’Idroscalo di Ostia, teatro dell’assassinio di Pier Paolo Pasolini, insieme al Museo di Villa Giulia, all’Isola di Ventotene e a Villa Gregoriana di Tivoli alla Regione Lazio e così via.
Tanti pezzi d’Italia, dalle vette dolomitiche alla Sicilia che vanno cedute agli enti locali, con lo scopo ben preciso valorizzarli e di salvaguardarli dall’incuria e dall’abbandono nei quali alcuni di questi versano. La cessione dei beni alle autonomie locali è a titolo gratuito, e Regioni, Province e Comuni, potranno “allienare” ovvero vendere o affittare o dare in gestione, come previsto dal decreto, i beni in questione a terzi (soggetti privati, enti, associazioni ecc.), con condizione unica che gli introiti dovuti all’eventuale alienazione vadano a coprire il debito delle Regioni stesse.
Questo particolare punto del decreto, ha scatenato fortissime polemiche circa la possibilità che questi beni quindi possano arrivare ad esser preda di appetiti speculativi. Levata di scudi quindi tra le opposizioni, ma anche tra molti soggetti che si adoperano per la difesa del territorio e dell’Ambiente.
Tra gli scettici si annoverano, Wwf Italia e FAI (Fondo Ambiente Italia) che invitano il Presidente della Repubblica “a vigilare affinché questo decreto non sia viatico per nuove forme di cementificazione e speculazioni edilizie”. Legambiente parla di “Anticamera alla svendita del Belpaese”.
Durissimi Verdi e Movimento Cinque Stelle di Grillo. I primi per bocca di Angelo Bonelli, Presidente Nazionale della Federazione, affermano che "che in tutt’Italia viene messo in vendita con la contestuale possibilità di "variante urbanistica" per l’edificabilità un milione di ettari di terreno agricolo demaniale. Traduzione: milioni e milioni di metri cubi di cemento". Il Movimento di Grillo definisce “Una porcata ai danni dell’Italia e a beneficio dei costruttori" tale decreto.
Di "grandi opportunità per gli enti locali, in maniera particolare per Roma che ha la sua occasione di riqualificazione di molte aree che verranno restituite alla comunità"- parla invece il Sindaco di Roma Gianni Alemanno. "Il fatto che pezzi così famosi delle Dolomiti, dichiarate tra l'altro patrimonio mondiale dell'umanità, ritornino alle loro comunità riporta all'espressione più volta usata dal presidente Napolitano, che è responsabilità. Consapevolezza e responsabilità ci serviranno per gestire nel miglior modo possibile,quello che è senza dubbio un patrimonio culturale ed economico", ha affermato invece il Governatore del Veneto Luca Zaia.
Daniele Crescenzi
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