C.G.I.L – Roma Regione Friuli Venezia Giulia Provincia di Roma Comune di Guidonia Montecelio Centro di Ricerca Teatrale di Cremona
presso
TEATRO “ D. VITTORI” MONTECELIO 6 maggio ore 21.00
PRESENTANO
Daniela Poggi e Roberto Citran
In PERCHE’ IL FUOCO NON MUORE La vita agra di Tina Modotti Di Francesco Nicolini Scenografia e Costumi: Marta Zani
REGIA Beppe Arena
“A questo mondo ci sono solo due tragedie; una consiste nel non avere ciò che si vuole,l’altra nell’averlo. Quest’ultima è di gran lunga la peggiore” Oscar Wilde ( in una lettera di Tina Modotti)
E’ l’ultima notte di Tina, quella fra il 5 ed il 6 gennaio 1942. E’ sola, è a Città del Messico. Anche il suo ultimo amore – Vittorio Vidali, friulano come lei,dopo la seconda guerra mondiale senatore del PCI in Italia- si sta esaurendo. Tina, come sempre,tornerà sola,e senza niente.Ha vissuto negli Stati Uniti,poi in Messico,dove ha partecipato alla più bella rivoluzione culturale, che storia ricordi,e poi è stata espulsa: prima in Germania,poi l’Unione Sovietica,quindi l’Europa,soprattutto la Spagna in guerra civile. Tina da sola anche lì,al fronte,a salvar soldati moribondi.Sempre sola,sempre sconfitta. Stanca, delusa, con il cuore malato e a pezzi. Su quel taxi Taxi Tina si spegne. Come, non lo sapremo mai. Ma, se è vero che quando muori rivedi tutta la tua vita in pochi fotogrammi, lì in quel lasso di tempo si colloca lo spettacolo: come ogni volta che ha provato a varcare una frontiera,anche questa notte è finita nell’ennesimo comando di polizia e viene interrogata su tutta la sua vita.In questo comando di polizia- o, meglio- in questo luogo da ultima frontiera, di fronte ad un commissario che la interroga, la provoca e probabilmente la ama, Tina ha il tempo di rivedere gli uomini,i volti, le terre,la felicità e i dolori dei suoi quarantacinque anni di lotta ininterrotta. La scoperta della libertà, l’amore,la fotografia,la politica,il comunismo e poi la poverta’ la violenza,la sopraffazione e la morte l’assassinio, la guerra. Il tempo si è fermato,anche il male al cuore non c’è più : Tina non lo sa, ancora, di essere morta. Forse sta morendo proprio in questo istante, è agli ultimi granelli di sabbia…..la sua candela si sta spegnendo e lì, insieme ad un uomo misterioso, inquietante eppure bello,vicino alla vita ed al passato di questa donna unica,Tina rivede la sua vita,piano,poi forte,con rabbia,foga,pianto dolore. C’è paura, c’è disagio,una difficile comprensione,ma c’è anche stima,dignità ed una straordinaria consapevolezza: si possono perdere tutte le battaglie e non essere sconfitti. Il risultato è il ritratto sorprendente di una donna indimenticabile.
La vita Tina Modotti (1896-1942), nasce ad Udine ma vive in Austria, Germania, Russia, Spagna ed a lungo anche in Messico dove entra in contatto con i protagonisti della nuova arte messicana. Conosce i pittori muralisti Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros, Clemente Orotzco, stringe un intenso sodalizio artistico con la pittrice Frida Kahlo e frequenta, tra gli altri, Robert Capa, Ernest Hemingway, Antonio Machado, Pablo Neruda e André Malraux. In Messico comincia ad usare il mezzo fotografico come denuncia sociale e lotta politica esaltando la forma e la materia. “Tina Modotti esprime una profonda sensibilità su un piano che, pur tendendo all’astrazione, senza dubbio più etereo, e in un certo senso più intellettuale, trae linfa dalle radici del suo temperamento italiano. La sua opera artistica è fiorita però in Messico, raggiungendo una rara armonia con le nostre passioni…”. Così l’amico Diego Rivera descrive il senso dell’opera di Tina Modotti che in pochi anni trasforma il suo modo di fotografare: dopo le prime attenzioni per la natura (Calle, Messico 1924; Rose, Messico 1925; Canne di bambù, Messico 1925 c.a.), sposta l’obiettivo verso forme più dinamiche utilizzando il mezzo fotografico come strumento di indagine ed esaltazione dei simboli del lavoro e del popolo (Mani di operaio, Messico 1927; Miseria, per le strade di Città del Messico, 1928). Tina Modotti ha un proprio rigore artistico, utilizza la macchina fotografica “come il pittore usa il suo pennello” e suoi ritratti sono di bruciante immediatezza, al di fuori del tempo. “Nella sua opera c’è un profondo impegno sociale e uno spontaneo senso dell’immagine” (Mildred Costantine, 1979). La stessa Modotti scrive di sé “mi considero una fotografa, niente più; e se le mie fotografie si differenziano da quello che generalmente viene prodotto in questo campo è proprio perché io cerco di produrre non arte, ma fotografie oneste, senza trucco né manipolazioni, mentre la maggioranza dei fotografi cercano ancora effetti artistici o l’imitazione di altri mezzi di espressione e ne risulta un prodotto ibrido che non riesce a dare all’opera prodotta il carattere più importante che dovrebbero avere: “la qualità fotografica.” (Tina Modotti, Sulla Fotografia in Mexican Folkways, 1929). Tra le prime donne a dedicarsi alla fotografia professionale, è stata definita dalla critica “il primo documento sulla fotografia impegnata socialmente e politicamente nel corso della storia”. La vicenda artistica e politica della Modotti ha incrociato tutti i principali movimenti artistici e i grandi eventi storici del primo ‘900. Muore in Messico, nel 1942,in un taxi, a causa di un attacco cardiaco che lascia ancora oggi molti sospetti. Il giorno dopo Pablo Neruda dedica una toccante poesia “ …sul gioiello del tuo corpo addormentato/ancora protende la penna e l’anima insanguinata/come se tu potessi,sorella,risollevarti7 e sorridere sopra il fango”, parole dedicate con amore , a questa donna dalla vita avventurosa, segnata da forti passioni politiche e sentimentali: femme fatale, modella sensuale, fotografa sincera e rivoluzionaria appassionata. I primi versi sono scolpiti sulla sua tomba che si trova nel Pantheon de Dolores di Città del Messico. INGRESSO GRATUITO
Data l’esiguità dei posti a sedere,si prega di voler prenotare presso l’ufficio Cultura, Sig.ra Calì x info: 0774/301208-301225 comune di Guidonia Montecelio....energie in movimento
CARRELLA ELEONORA
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