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Home » News » Teatro - "La Tempesta" di William Shakespeare

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Il 24 Luglio nella pinetina di Guidonia spettacolo teatrale dal titolo "La Tempesta" di William Shakespeare

Il mito è uno degli elementi più antichi del patrimonio umano e risponde
alla profonda esigenza di tradurre in gesti simbolici il Segreto e
l'Arcano. Ed è attraverso la memoria dei miti che si fondono, con lo
spettacolo teatrale, i momenti salienti di un percorso. Il teatro è
l'allegoria della rinascita-purificazione universale e genera le fasi di
uno sviluppo che permette, infine, agli uomini-attori di procedere su un
cammino che porta ad una conoscenza consapevole di loro stessi.
Bisognerebbe partire da molto lontano, visitare le origine, vere o
presupposte, di quell'arte ermetica che con i suoi enigmatici messaggi ha
concorso più d'ogni altra dottrina a sollecitare la fantasia dell'uomo. Ed
è il teatro il luogo dove le immagini mnemoniche diventano forze
interattive e gli attori, che calcano le scene, impongono a chi osserva
che un essere umano può essere simile a dio, se vuole. Il teatro, come
memoria nella storia della memoria è memoria stessa e per parlare di
teatro bisogna, per prima cosa, parlare del drammaturgo inglese William
Shakespeare. Parlare del genio fecondo che fu il perfetto esponente del
teatro elisabettiano. Una delle sue ultime opere ricca di contenuti magici
e alchemici che intreccia l'impianto avventuroso, fiabesco ed estremamente
ed estremamente elaborato è la Tempesta. La Tempesta è un'opera alchemica
- ricca di contenuti magici ed ermetici e si sviluppa nell'impianto
avventuroso, improbabile di un fiabesco estremamente elaborato.
Shakespeare fa uso del soprannaturale rincorrendo al mondo meraviglioso
dei maghi, degli elfi e delle fate fondendone le azioni con la vicende
umane per la massima espressione di una magia nuova, una magia
rinascimentale opposta a quella medievale, considerata superstiziosa e
stregonesca. È una magia colta, un sistema per studiare e conoscere
l'universo e l'uomo. Costituita da temi comuni del male, dell'innocenza,
della colpa dell'espiazione del perdono e della giovinezza incorrotta che
distrugge il male è da origine a una nuova vita. Prospero e la Tempesta
sono tra i vertici più alti e irraggiungibili della storia del teatro e
della carriera dei grandi mattatori. Quest'opera - composta nel 1611 da
William Shakespeare un Autore cui tutto il teatro contemporaneo riconosce
il merito di essere la fonte perenne della propria ispirazione. Prospero -
duca di Milano - spodestato dal fratello Antonio è lasciato su di una
piccola barca in balia delle onde insieme alla figlioletta Miranda approda
su un isola deserta dove aveva trovato rifugio la strega Sicorace, madre
dell'unico abitante della isola il mostro Calibano. Teatro dell'azione è
l'isola bagnata dall'acqua purificatrice del mare e abitata da presenze
misteriose e inquietanti. L'isoL'isola è un luogo geografico di una
dimensione indefinita: una proiezione della mente che entra in rapporto
con le forze di un mondo superiore e di queste forze, dominandole. "La
tempesta" collocata in un ambiente di memoria, accanto al mago, alla sua
dolce figlia Miranda (principio femminile-mercuriale della materia
necessaria all'Opus per il previsto finale delle nozze alchemiche)
all'etero Ariele, agli spiriti che il signore dell'isola fa apparire e
scomparire con un gesto, a coloro che Prospero ha costretto a mettere
piede sull'isola vediamo muovere le immagini talismaniche di Ermete, Iside
e Osiride, Medea e Giasone, Orfeo e Euridice, Amore e Pische, Endimione e
Selene, Teseo e Arianna e i sette dei-astri "ombre" delle idee superiori
che dai cieli discendono ad infondere magia alla magia dello spettacolo.
L'isola di cui Prospero è il padrone incontrastato non è una comune isola,
in quanto non è soggetta alle comuni leggi del destino umano, poiché
Prospero controlla ogni forza con la magia e può dare alla vicenda la
soluzione desiderata. Prospero non ha affinità con gli altri personaggi,
rimane fuori dall'azione e la dirige con l'aiuto di Ariele. L'innocenza e
la giustizia possono trionfare. il perdono non nasce da una sconfitta
ottimistica ma il male in tutto il suo orrore viene mostrato e la salvezza
giunge per effetto di magia o per pura coincidenza. Il rito del perdono
viene celebrato da un ministro che non ha egli sli stesso bisogno di
venire perdonato. Prospero può essere visto come un autoritratto di
Shakespeare che da addio alle scene mentre rimane quasi il creatore degli
altri personaggi della commedia: come un dio egli li dirige dall'alto
rinunziando alla sua divinità solo alla fine del dramma quando spezza la
bacchetta magica per ritornare fra i comuni mortali Miranda, ua figlia, è
la giovinezza e l'innocenza che è anche l'ignoranza del mondo esterno.
Stephano e Trinculo rappresentano l'animalità rozza. Il livello più basso
dell'uomo. Hanno al loro servizio non spiriti come Ariele ma fantasmi
generati dalle bevande alcoliche Ariele è lo spirito dell'uomo saggio e
rappresenta il controllo del sapiente sulla natura Calibano un turpe
individuo in cui si mescolano i terrifici tratti esteriori che ne lasciano
intravedere la natura maligna e qualcosa di buono che gli proviene dal non
essere stato ancora corrotto dalla civiltà Calibano invece è una figura
sconcertante, composita poliedrica èil figlio selvaggio di una strega
ridotto in soggezione. È l'antico padrone sconfitto e reso schiavo per
aver rifiutato l'educazione del suo nuovo padrone. È l'uomo rozzo che si
oppone alla civiltà tradizionalmente e moralmente intesa, fa parte di una
categoria inferiore che Prospero, esponente di una categoria moralmente
superiore, ha il diritto di soggiogare. È malvagio e innocente al tempo
stesso, è civile e rozzo, è buono e perfido, a modo suo. L. La malvagità
di Calibano è rozza e in un certo senso naturale, è il risultato della sua
primitiva bestialità, meno grave della reciproca violenza morale
perpetrata dagli uomini a danno degli altri uomini. L'isola è il giardino
dell'Eden in cui Prospero-Dio impedisce al male di prevalere anche se alla
fine tutti i personaggi si allontanano dal sicuro mondo del paradiso per
andare a provare la loro virtù nel mondo malvagio. Shakespeare si serve
della magia dell'isola - attraverso la magia della scena che la
rappresenta, del teatro che la contiene come spettacolo, è il luogo della
mente in cui Shakespeare ci invita ad entrare per poi uscirne trasformati
e rinnovati. La tempesta è un opera che con il suo travaglio spirituale
vuole trasmettere i valori magico-esoterici e l'isola della Tempesta -
inesistente sulla carta geografica - ha la sua piena collocazione nella
mente di ognuno di noi, vive nella nostra fantasia e con essa - come i
personaggi della commedia - l'isola è il luogo occulto dove gli elementi
ambisono ad unirsi e Prospero - uomo ricompensato dunque per le sue
sofferenze - alla fine perde, o comunque ha voluto perdere i suoi beni
materiali per dei beni ancora più ricchi e preziosi: la sapienza.

Assessorato alla cultura del Comune di Guidonia Montecelio


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