Davide, Daniele, Denis, tutti trentenni - non ci stanno a vestire un ruolo preconfezionato. Ognuno ha la sua vita, il suo lavoro, ma la passione per il cinema e le idee le hanno messe da tempo in comune; almeno da quando, anni fa, hanno preso una cinepresa in mano e hanno cominciato a girare per le strade di Villanova di Guidonia - provincia, anzi "periferia" di Roma (così la vedono) - mossi dalla voglia di filmare pezzi di vita concreta, quotidiana. "Questo è il senso del cinema - sostiene Davide Alfonsi, laureando in scienze politiche e cameriere part time - riscoprire le storie vere, le difficoltà che la gente vive ogni giorno". E proprio il loro sguardo ibrido li ha fatti arrivare quest'anno al Lido di Venezia, con un film in digitale, a basso costo, intitolato "La rieducazione", unico film italiano presente alla Settimana Internazionale della Critica, (la sezione curata dai critici nell'ambito della Mostra del Cinema). "Volevamo raccontare un male italiano antico - spiega Fusto - quello di essere voltagabbana e anteporre l'interesse individuale a quello collettivo".
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