Presentazione del romanzo del “guidoniano” Daniele Marra: “Verso le quattro del pomeriggio”
Sarà presentato domenica 10 giugno p.v., alle ore 17:00 , presso il Garden Bar Lanciani di Guidonia (Viale Roma n.1) il primo romanzo di Daniele Marra: “Verso le quattro del pomeriggio”, edito da Enrico Folci Editore. L’evento è patrocinato dal Sindaco Filippo Lippiello e dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Guidonia Montecelio. L’ingresso è libero e gratuito. Il costo del libro è di 15,00€.
Il ricavato sarà devoluto in beneficienza.
Questo romanzo narra la storia di un cammino che dura quasi vent’anni. Fatto di qualche istantanea adolescenziale, ma soprattutto di limpide pose scattate da adulti. Guido, Andrea e Stella, i tre personaggi principali, inizialmente lotteranno, correranno e vivranno in una Roma bellissima; da adulti, invece, si spingeranno fino a Parigi per poi lasciarsi ammaliare dal deserto del Sahara. Unicamente dipinto e colmo di significati. Passeranno anche per Milano per poi finire tra le colline umbre alla ricerca della verità. L’unica verità per la quale vale la pena andare avanti: capire perché Guido e Stella sono da sempre e ancora indissolubilmente legati l’una all’altro. Tre storie differenti nelle quali riconoscersi per poi capire, solo alla fine, che i miracoli della vita o quelle impercettibili e inaspettate sorprese che il mondo ci regala, sono sempre a portata di mano; sono vicine a noi, qualunque sia la nostra professione o la nostra città, ma spesso non abbiamo gli occhi per vederle, e purtroppo abbiamo solo tanta scientifica voglia e stupidità per complicarle. Guido, a diciassette anni come poi a trenta, dopo essere sfuggito all’Avvocatura di Andrea per abbandonarsi alla Magistratura, dopo aver compiuto il servizio militare a Milano passando notti insonni con Francesca e infine dopo aver risolto un caso giudiziario che inchiodava la persona che più contava per la sua Stella, saprà dipingere su una tavola grezza ogni accadimento, con un distacco solo apparente, perché pagina dopo pagina imparerà anche a lasciarsi andare alla corrente, interamente. Con il proprio corpo e con la propria mente. Perché? Perché, in ogni caso, come tutti già sanno, ma come tutti spesso dimenticano, ciò che è più importante ci accade sempre a un orario qualunque di un giorno qualsiasi.
L’autore: Marra Daniele
"Solamente chi scrive un libro vive davvero". Ogni tanto l'ho sentito dire e tutte le volte, giuro tutte, mi ha fatto ridere. Oggi non rido più, ma sorrido con benevolenza e scuoto la testa come si fa quando si assiste a un tuffo dal trampolino senza sbavature. Con ammirazione, assenso e divertimento. Il tutto è nato da un regalo, da un libro che mi donò mio cugino; si trattava de "Le città invisibili" di Italo Calvino. Scritto incredibilmente bene e dotato di contenuti intriganti, ma allo stesso tempo, quell’edizione era corredata da un'introduzione unica. Oltre alle canoniche informazioni sullo scrittore, trovai uno stralcio di un'intervista che Calvino aveva rilasciato a un noto giornale americano, in occasione della presentazione del testo a New York. In quelle righe veniva introdotto il libro, e inaspettatamente veniva narrata la tecnica che aveva usato l'autore, e soprattutto che usava, per scrivere un romanzo. Calvino, per quello che aveva appuntato il giornalista, apriva di giorno in giorno diversi fascicoli dove finivano i racconti dei suoi personaggi migliori, le varianti per i possibili epiloghi, altri appunti sulle ambientazioni e le idee del tempo e del luogo dove potesse svolgersi la storia. Tutti i fascicoli erano separati e custoditi ma, questo fu davvero sorprendente, tutti erano ben ordinati e catalogati. Era la confessione di un genio o la cronaca di un inetto giornalista? Leggendo fino alla fine l'introduzione del libro, ricordo che non poteva essere che la prima. Era incredibile, ma il vulcanico Calvino passava ore, se non giorni, ad archiviare, ordinare, copiare e rilegare i suoi appunti. Bastò avere a pochi centimetri da me un blocco per tentare. Quello era un invito e la cosa più bella era che tutti potevano provare, al di là delle proprie professioni o abitudini. Tutti potevano. Anch'io. Così feci, ma ogni navigazione non può essere spedita e piacevole senza saper leggere le carte nautiche. Lo stesso accadde per il mio romanzo. La smania offuscò presto le idee che avevo avuto e Calvino finì nei miei pensieri serali, mentre ero in compagnia del mio spazzolino da denti. Le pulsioni e l'ebbrezza di completare una pagina non sopì, ma dovetti crederci, dovetti dimenticare e poi ricordare Calvino, dovetti immaginare e perdermi, dovetti "dovere" senza rendermene conto, e solo oggi, ho capito che mentre leggevo quell' introduzione, molto probabilmente avevo già la voglia smodata di scrivere, e molto più probabilmente, lo stralcio di cronaca che apriva l'introduzione de "Le città invisibili" era stato scritto solamente da un giornalista inetto. Per quel che mi riguarda, se mi è consentito dare un senso a quello che mi è capitato, non posso che confessare a te che mi leggi, che ciò che vuoi lo hai già nelle tasche, basta rigirarle e osservare quello che porti con te.
Per info: daniele_marra@yahoo.it
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