La mattina del 4 dicembre 2007 abbiamo potuto assistere ad uno di quegli “eventi spettacolari” che lo stabilimento Buzzi-Unicem regala alla città di Guidonia. Il cielo era terso e dal camino principale si levava una colonna di fumi che, arrivata ad una certa altezza, si espandeva e ricadeva su se stessa. Insomma creava un bel fungo dal diametro di molte centinaia di metri, la cui densità ombreggiava il suolo. Dopo le prime segnalazioni sono state scattate fotografie con i cellulari. L’esempio che pubblichiamo, ripreso da grande distanza, offre un’idea della quantità di fumi emessi.
 Da Guidonia, purtroppo, questi eventi non sono “apprezzabili”, per motivi orografici, ma nel Borgo di Montecelio, martedì mattina i cittadini sono rimasti per ore ad osservare il fenomeno. Sono da tempo abituati a vedere i “funghi BU”, ma di giorno è difficile “coglierli”. La pressoché totale assenza di ispezioni e controlli esterni sulla osservanza delle norme tecniche che prevengono emissioni non controllate nonché l’assenza di una rete di monitoraggio (da noi insistentemente richiesta ma sempre rifiutata) intorno allo stabilimento, favoriscono e legittimano dubbi su natura e contenuti del “funghi B-U” E’ sembrato, e continua a sembrare, di essere in balia del potere industriale senza sapere se e quali rischi corrono la salute pubblica ed il territorio. Coloro che non riconoscono neanche di avere un impatto ambientale su Guidonia, ora non hanno neanche più bisogno di salvare le apparenze? Il contesto politico nel quale è maturato questo squilibrio tra interessi ambientali, sanitari ed economici permane tuttora e non sembra in grado di far valere gli interessi del territorio, dell’economia e della cittadinanza. Guidonia è in una evidente situazione di crisi, ma non quella politica, generata dal Piano Regolatore, bensì quella indicata dall’Atlante Sanitario del 2007 secondo il quale, benché i tassi di mortalità evitabile nel Lazio siano inferiori alla media nazionale, nell’ambito territoriale della RM-G si registrano “tassi sensibilmente più elevati”. E in questo drammatico quadro gli amministratori locali continuano ad evitare di affrontare seriamente il problema, ingegnandosi nella costruzione di un dispendioso sistema di monitoriaggio dell’efficienza delle caldaie a gas per uso privato. Quindi al carico sanitario, economico nonché psicologico, derivante dal vivere in un ambiente malsano si aggiungono ora, per i cittadini, anche le spese di questi estemporanei provvedimenti di facciata. E il problema principale rimane intatto, cioè “non toccato”.
Circolo Legambiente Guidonia
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