Lettera aperta a Walter Veltroni Sulla fiducia al progetto del Partito Democratico
L’ambizioso progetto di un nuovo modo di concepire l’azione politica, di un nuovo modo di essere partito di governo, partendo dalla apertura reale verso la società e dall’accoglimento delle sue istanze più genuine, come ad esempio quelle dell’associazionismo, è pienamente rispondente ai bisogni della società e alla sua perdita di fiducia nella classe politica. Soprattutto risponde adeguatamente alla “fuga qualunquista” che, bisogna riconoscere, ha una sua specifica ragione di essere. Tuttavia è deludente constatare che a questo processo si oppone, spesso con tenacia, proprio la vecchia guardia che nel tempo, grazie alle vecchie regole della prassi politica (meccanismi ben consolidati della Prima Repubblica), ha potuto strutturare un “sistema di consensi”. A questo proposito mi si voglia risparmiare l’elencazione delle pratiche nel loro dettaglio. Basta vedere la colonizzazione operata dalla “vecchia guardia” domenica scorsa alle elezioni per i dirigenti del PD a Guidonia Montecelio. La dirigenza nazionale del PD trarrebbe beneficio dal comprendere che le ragioni dello scetticismo risiedono proprio nella evidente continuità di fatti e personaggi che resistono ad ogni operazione di maquillage. Per essere credibile il PD dovrebbe avere il coraggio di far “pulizia in casa propria” tenendo in conto che dove entra qualcosa di nuovo c’è sempre qualcosa di vecchio che esce. Occorre dunque una chiara ed inequivocabile presa di posizione - che sottolinei una reale discontinuità con il “vecchio” - per poter conquistare la fiducia dell’elettorato. Ad esempio, la prossimità programmatica con L’Italia dei Valori suggerisce l’elezione di candidati in Parlamento non condannati né inquisiti. Perché non accade altrettanto localmente? In questo delicato e particolare momento storico-politico ma anche sociale, queste macroscopiche ambiguità delineano il PD come l’esito di una alchimia squisitamente politica che nulla ha a che fare con i propositi enunciati dal suo attuale leader, il quale dice: “L’Italia deve liberarsi dal démone della conservazione, dalla paura del nuovo!”. A Walter Veltroni, dal basso del Paese reale diciamo: Noi auspichiamo da tempo il nuovo e non certo lo temiamo. E’ la politica a doversi liberare dalla conservazione e dalle spinte reazionarie al suo interno.
Comitato Montecelio
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