Prorogato lo stato d’emergenza fino a dicembre. A scadenza il lavoro per le aziende dentro l’area sanitaria. A rischio centinaia di posti di lavoro
Slitta a dicembre 2009 lo stato d’emergenza per la Piana delle Acque Albume mentre scompare dal tavolo regionale, che vede divisi cave e terme, la soluzione-pozzo, paventata qualche mese fa e oggi cancellata all’improvviso dal ventaglio delle ipotesi messe sul piatto in questi ultimi mesi per risolvere l’ormai nota “guerra dell’acqua”. Ipotesi contro cui si erano schierate le Terme stesse, adducendo studi e contro-studi che ne avrebbero testato la non validità scientifica. Tant’è che dal 15 dicembre, data in cui le parti si sarebbero dovute rincontrare con soluzioni definitive alla mano, di mesi ne sono passati più di tre, con la conseguenza che l’ipotesi-pozzo è definitivamente sparita dalla scena. Tangibile, nell’incontro che si è tenuto in Regione lo scorso lunedì (assenti il comune di Guidonia e i rappresentanti delle Terme) per cercare la quadra che non arriva, la preoccupazione delle aziende che operano nel settore estrattivo del bacino di Guidonia-Tivoli, costrette dal mese di gennaio a ricorrere gli ammortizzatori sociali, frutto dei limiti e delle pendenze che pesano sulle aziende. Preoccupazione che è aumentata vista la proposta fatta dalla Regione Lazio che vede introdurre il “fattore tempo” per tutte quelle aziende che si trovano all’interno dell’area sanitaria. In sintesi si stabilisce un tempo massimo di lavoro per le aziende oltre il quale le stesse vanno chiuse e poi riconvertite. L’area sanitaria verrebbe divisa in tre isocrone: 60 giorni, 120 giorni, 360 giorni, tre diverse “fasce di rispetto”, rispettivamente alta, media e bassa, divise sulla base del tempo che impiega un inquinante ad arrivare alla falda. E proprio sul “fattore tempo” oggi si gioca tutta la partita del tavolo regionale, alla ricerca di un accordo che nelle intenzioni paventate nel corso del tavolo di lunedì deve tassativamente essere unanime. Per questo inizierà dalla prossima settimana un giro di consultazioni che si aprirà martedì 31 marzo con gli imprenditori del settore estrattivo per chiudersi il 7 aprile con i sindacati. Imprenditori che oggi più che mai continuano a lanciare il grido d’allarme di un comparto che conta, indotto compreso, circa 3.500 unità. Numeri importanti per un territorio che oggi non può permettersi di lasciare centinaia di persone senza lavoro.
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